Mi si è inceppato il cuore. È stata colpa di un mazzo di nove rose rosse, tradizione che Lui vuol far attecchire ma che mi lascia indifferente, io che odio i fiori regalati. Le rose, poi. (Mia madre direbbe, anzi mi ha detto, che sono dura, rigida e che dovrei lasciarmi andare. Smetterla di remare contro tutto. Non so, forse ha ragione lei).
Ieri sera, dopo, avevo la nausea, mi cedevano le gambe, mi si chiudevano gli occhi, tutti chiari sintomi di cuore inceppato.
E poi stamattina, sdraiati sul pavimento di una casa che non è la mia e neanche (più) la sua, ho messo un braccio sul suo petto e dopo qualche secondo lui mi ha tirato la mano sul suo cuore e me l’ha tenuta stretta lì, intrecciando le sue dita con le mie. Quello è stato il momento in cui ho pensato di morire.
È così facile, sarebbe così facile da dire. “Sono immensamente innamorata di te, e non posso andare avanti così”.
Ci si aspetta un “ma” in una frase del genere, una contrapposizione; invece è giusta quella “e” che indica una correlazione, una causa-effetto, perchè è quello che è questa storia, perchè mi riempie il cuore di strane farfalle e poi anche gli occhi di lacrime, perchè più è bello e più fa male.
You were all I wanted
But not like this